Mummie di Monsampolo
Museo della Cripta – le Mummie di Monsampolo
Nel 2003 durante lavori di restauro nella Cripta della Chiesa di Maria SS. Assunta sono stati portati alla luce oltre 20 corpi umani mummificati. In maggioranza si tratta di mummie “naturali” cioè di resti conservatisi per un processo spontaneo di mummificazione, tra queste è stato osservato anche un caso di mummificazione antropogenica ottenuta attraverso un procedimento chirurgico di eviscerazione. Le condizioni climatico-ambientali hanno eccezionalmente permesso di conservare i corpi, ma anche gli abiti realizzati con fibra vegetale. L’esame delle vesti ha messo in evidenza, oltre alla varietà delle fogge riconducibili ad un ceto popolare del Piceno, lo straordinario stato di conservazione delle fibre tessili, canapa, lino e ginestra, solitamente sottoposte a completo disfacimento; gli abiti realizzati con tali fibre erano propri di gente povera, contadina, che non aveva possibilità di vestire capi in fibre pregiate quali lana e seta che, al contrario, solitamente si conservano. Tra i pezzi ritrovati: abiti femminili, gilet maschili, calze, cuffie, camicie. Sono tutti molto rappezzati, ma allo stesso tempo ricchi di particolari come bottoncini, preziosi merletti e ricami, segno che i corpi sono stati seppelliti con le vesti povere ma migliori, quelle della festa. I corpi sono stati ricomposti negli ambienti ove sono stati trovati, nella cappella della “Buona Morte” e nell’attigua cripta. In questi suggestivi spazi è stato allestito il Museo della Cripta – le Mummie di Monsampolo dove si possono osservare oltre ai corpi mummificati, gli abiti, i tessuti, i rosari, le medaglie, gli anelli e tutti gli oggetti rinvenuti durante lo scavo archeologico.
Scavo Archeologico
Nel 2003, nella Cripta della chiesa di Maria SS. Assunta, durante i lavori di restauro, è stato effettuato lo scavo archeologico che ha messo in luce 18 fosse circolari, quattro ossari e una tomba di bambino. Oltre allo scavo è stata svuotata la Cappella della Buona Morte, anch’essa adibita ad ossario. Le fosse venivano utilizzate per la conservazione delle derrate alimentari, soprattutto il grano. L’esposizione a nord dell’area delle fosse la rendeva molto adatta alla conservazione degli alimenti tanto che, nei documenti dell’Archivio Comunale, ancora nella seconda metà del 1500 era denominata “lu piano de le fosse” e di ciascuna si nomina il nome del proprietario. Nella cripta vennero realizzati 4 ossari che fungevano da nuovo cimitero del paese a sostituzione di quelli preesistenti a Terra Vecchia, nella chiesa matrice e nell’attigua torre, ormai impraticabili. I lavori si sono poi concentrati sullo svuotamento della Cappella della Buona Morte, che prende il nome della confraternita che dal Seicento aveva l’onere di occuparsi della sepoltura dei defunti. Abbattuto il muro che chiudeva il piccolo ambiente, è stato scoperto un considerevole riempimento di ossa umane ed una ventina di corpi mummificati muniti degli abiti. Si tratta di copri mummificati grazie ad un processo spontaneo dovuto a favorevoli condizioni di microclima all’interno della cripta e della stessa cappella. Tra le mummie è stato notato un caso di mummificazione antropogenica, artificiale, ottenuta attraverso un procedimento chirurgico di eviscerazione. L’eccezionalità del ritrovamento consiste inoltre nella buona conservazione degli abiti, nella varietà di fibre tessili e di fogge riconducibili al ceto popolare. Il piccolo “cimitero urbano” della cripta ebbe, nel corso del settecento, problemi di affollamento e d’igiene ed è per questo che gli ossari, probabilmente, vennero svuotati per far posto a nuove sepolture ed i corpi traslati nella cappella laterale.
Corpi Mummificati
Mummificazione è un termine utilizzato per indicare una varietà di processi suscettibili di rallentare, per tempi anche molto lunghi (centinaia o migliaia di anni), il decadimento di un cadavere. In ambito specialistico si parla di mummificazione antropogenica (artificiale) o spontanea (naturale). Nel caso dei corpi ritrovati nella cripta non vi sono elementi che possano indurre a ipotizzare un processo antropogenico tranne, forse, in un caso. Verosimilmente i cadaveri sono andati incontro ad un fenomeno di disidratazione spinto. Ciò è testimoniato dalle grandi pliche che forma la pelle in corrispondenza degli arti. In particolare, la conservazione delle unghie indica che la disidratazione è avvenuta precocemente, bloccando il processo di putrefazione. D’altro canto, la mancanza di informazioni certe sulla giacitura primaria dei resti, limita la possibilità di precisare come il processo di disidratazione possa essersi attuato.
Abiti delle Mummie
Eccetto due corpi, tutte le mummie ritrovate a Monsampolo del Tronto sono vestite. Questo dato, eccezionale e unico, può far luce sulla storia dell’abbigliamento dei ceti popolari della Vallata del Tronto tra la fine del Seicento e l’inizio dell’Ottocento. Gli indumenti indossati dalle mummie appartengono alla vita quotidiana anche se alcuni capi, per bellezza ed eleganza, sembrano riferirsi alla categoria dell’abito della “festa” o delle occasioni particolari. Tutte le donne indossano la camicia e la sottana riccamente plissettata sul dietro, liscia davanti e protetta da un grembiule, unita o a un corpino superiore da stringere in vita o ad un busto steccato con pettorina. Le gambe sono coperte da calze che arrivano fin sopra il ginocchio a cui sono legate con nastri. Anche gli uomini indossano camicie con sopra un gilet colorato o stampato o una giacca corta. I calzoni sono lunghi fino al ginocchio dove arrivano le calze maglia. Molti degli abiti, sia femminili che maschili, trovano riscontro nelle stampe settecentesche e ottocentesche raccolte nel libro dell’Anselmi e ampliano la lettura iconografica degli indumenti popolari. Gli abiti sono quasi tutti di fibra vegetale come lino, canapa o ginestra, mentre alcuni indumenti, riferibili al periodo ottocentesco, sono anche di cotone. Sono presenti anche altre fibre come la lana e la seta ma sono rare e frammentarie e si riferiscono perlopiù a giacche e calzoni maschili, tessuti con l’ordito di lino e la trama di lana svanita a causa del microclima basico che a lasciato solo l’ordito a brandelli. Gli abiti, rinvenuti in ambito di sepoltura, hanno assunto una colorazione marrone mentre il loro colore originale è quello del lino, della canapa o della ginestra, naturalmente sbiancata. Le gonne, invece, sono spesso tinte di marrone con la noce, di blu o di verde con il guado, colori naturali che testimoniano la semplicità e la praticità degli abiti contadini, in netto contrasto con la presenza di coccarde e nastri di seta colorata di rosso, verde, giallo e blu che adornano alcuni di questi abiti femminili dandogli un aspetto vezzoso e civettuolo. Nell’abbigliamento tra fine settecento e inizio ottocento scopriamo tinte forti, come il rosa, il rosso e il verde, stampe sul cotone di gilet maschili e di uno spencer femminile, come anche su rifiniture di bustini femminili. Le decorazioni sono una vera sorpresa e dimostrano la capacità dei contadini di riconoscere e apprezzare bellezza e raffinatezza. Si tratta di ricami trovati negli scolli delle camicie femminili, nelle cuciture forti ma finissime e quasi invisibili delle camicie in genere. Di rara bellezza i minuscoli bottoncini in filo, decorati con punti a nodo, che chiudono colli e polsi delle camicie di donne e uomini tanto da essere considerati dei veri gioielli. Di rilievo la presenza di alcune camicie femminili molto più antiche riconducibili al cinquecento, come la camicia n° 21 adornata da un merletto di straordinaria bellezza e rarità, o la camicia n° 20 che presenta un merletto su uno scollo di fine seicento o inizio settecento, riferibile all’ammondernamento di un capo antico.
Cappella della Buona Morte
Durante lo svuotamento dell’ossario della Cappella della Buona Morte, effettuato nel corso dei lavori di restauro e consolidamento della chiesa di Maria SS. Assunta, è stato rinvenuto, celato da un cumulo di corpi mummificati e di ossa, un dipinto murale, raffigurante la Pietà, posto al centro della parete fondale del piccolo spazio quadrangolare, coperto a volta, che conclude la galleria di accesso alla cripta. La cappella, retta dalla Confraternita della Buona Morte, fu costruita per volontà di G.B. Corradi nel 1665 per ampliare gli spazi della cripta e, verosimilmente, tra il XVIII ed il XIX secolo, fu utilizzata come luogo di sepoltura (il nuovo cimitero extra urbano fu costruito solo nel 1817). La Confraternita della Buona Morte infatti, oltre alla manutenzione dell’altare conservato nella chiesa, assolveva l’obbligo di dare sepoltura ai defunti.
Orari Apertura: Domenica dalle 16 alle 19